La formazione ai giovani di oggi non è legata allo statico nozionismo degli anni passati, ma è un dinamico scambio di esperienze, idee e culture che non conoscono frontiere.
Il “villaggio globale” nel quale viviamo dovrebbe essere il risultato più evidente del cambiamento delle nostre abitudini, nel crescente sviluppo delle relazioni commerciali e politiche, facilitate dalle tecnologie e dai sistemi di comunicazione a basso costo, che ci permettono di interagire con qualunqueparte del mondo in tempo reale.
Non possiamo immaginare di ignorare gli effetti economici del rialzo dei tassi USA, quanto delle oscillazioni del cambio con la moneta cinese o delle variazioni dei prezzi del mercato petrolifero dei paesi arabi.
Sembra paradossale la miopia della politica attuale nel voler ostinatamente difendere l’orticello sotto casa, senza accorgersi che la chiusura delle frontiere o qualsiasi altra misura regolatoria in direzione protezionistica, in campo economico e sociale, è stata già adottata con scelte autarchiche negli inizi del secolo scorso con risultati disastrosi.
Non possiamo subire un processo evolutivo, nel caso di specie il progresso e la mobilità delle persone e dei capitali, ma dobbiamo governare un meccanismo che potrà portare benefici proprio nella capacità di trovare un posizionamento competitivo nelle strategie commerciali a livello internazionale.
La Fondazione Europea della Gioventù stanzia risorse interessanti (vedi approfondimento) proprio per favorire una cultura che sappia guardare in un’unica direzione a beneficio della collettività, con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione tra i vari paesi, seppur con caratteristiche diverse.
Your Comment
Leave a Reply Now