Se la Lombardia, ha lanciato il primo bando per lo Smart working, la Regione Lazio immediatamente risponde con una misura analoga (in allegato i dettagli operativi) per far fronte al cambiamento del lavoro per l’emergenza coronavirus.
Fare Smart Working significa programmare una nuova organizzazione del lavoro con un approccio “result-based” che dovrà necessariamente rendere più flessibili i luoghi e gli orari di lavoro, sviluppare nuovi strumenti e competenze digitali, dotarsi della tecnologia adeguata per lavorare da remoto, diffondere modelli manageriali basati su autonomia e responsabilità dei lavoratori, diffondere una cultura orientata ai risultati. Oltre ai dipendenti, anche l’azienda ne trarrà benefici: l’approccio basato sui risultati, comporterà un miglioramento della produttività, una riduzione dell’assenteismo ed una conseguente riduzione dei costi per gli spazi fisici. Alcuni vantaggi per i lavoratori risultano abbastanza evidenti, primo fra tutti la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. Lavorando da casa, infatti, si riesce a gestire meglio il proprio work-life balance, valorizzando il tempo a disposizione e abbattendo i costi legati agli spostamenti. L’introduzione dello smart working, impattando sul benessere e sulla qualità della vita dei propri dipendenti, può essere considerata una misura di welfare aziendale e si riflette positivamente sulla produttività attraverso un cambiamento al proprio metodo di lavoro, per adottare una metodologia che possa apportare valore, ed una strategia che porterà l’azienda a raggiungere una serie di obiettivi prefissati chiari e condivisi.
La vera sfida sarà quella di essere presenti, anche da remoto e continuare a lavorare efficacemente in un clima di facile interazione e rapido scambio di idee per il raggiungimento degli obiettivi e la crescita del team.
La metodologia che verrà adottata, prevede l’utilizzo di piattaforme di collaborazione e comunicazione (come punto d’unione tra l’azienda e i dipendenti) con la conseguente virtualizzazione delle tecnologie aziendali sui device personali.
Verranno create identità digitali univoche per un accesso immediato ai servizi e alle risorse del sistema informativo aziendale, saranno adottate procedure zero password, logiche di self service e spazi virtuali per la condivisione dei dati.
L’innovatività, infine, è rappresentata anche da altri aspetti meno tangibili quali:
• La valorizzazione delle risorse umane e la responsabilizzazione dettata dall’approccio basato sui risultati. Ci si concentra sui risultati del lavoro e non su anacronistici formalismi;
• Razionalizzazione nell’uso delle risorse e aumento della produttività, quindi risparmio in termini di costi e miglioramento dei servizi offerti;
• Utilizzo dello smart working come leva per la trasformazione digitale e per lo sviluppo delle conoscenze digitali;
• Abbattimento delle differenze di genere;
• Riduzione delle forme di “assenteismo fisiologico”.
Se il lavoro agile è in primo luogo una questione di cultura organizzativa, la tecnologia gioca un ruolo non meno importante. Smart Working e Digital Transformation si abilitano vicendevolmente: da una parte, infatti, lo Smart Working ha bisogno delle tecnologie per rendere concrete le sue pratiche e i suoi modelli, dall’altra rappresenta esso stesso una grande leva per la realizzazione dell’Impresa Digitale.
Per la realizzazione delle attività, si prevede l’utilizzo di quattro categorie di tecnologie innovative che abilitano lo smart working e che sopperiscono alla mancanza di spazio fisico:
• Social collaboration – strumenti e servizi che permettono di comunicare e relazionarsi, creando nuove opportunità di collaborazione e condivisione della conoscenza.
• Mobility: Piattaforme, device e applicazioni che supportano il lavoro in mobilità.
• Security: Tecnologie realizzate per garantire la sicurezza dei dati, anche da remoto, e da diversi device.
• Workspace Technology: Tecnologie e servizi per un utilizzo più flessibile e più efficace degli ambienti fisici.
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