Uno dei problemi delle grandi metropoli è la dispersione dei rapporti sociali, spesso non conosciamo il vicino di casa, non abbiamo notizie (se non molto superficiali) delle persone che incontriamo tutti i giorni sul lavoro o in palestra o in altre occasioni che comunque non offrono forti spunti di comunicazione che permettono di creare
dei legami di fiducia stabili.
Occorre quindi ripartire dalle “esigenze di prossimità”, nel riconoscere i bisogni delle persone che abitano il proprio quartiere, dei soggetti più fragili o di coloro che hanno disabilità.
Le scelte politiche dovranno orientarsi a riavvicinare i rapporti tra il cittadino e le esigenze della comunità, troppo spesso lontane, soprattutto nelle grandi città, che sono suddivise in municipi, che non hanno nessun indirizzo decisionale per poter intervenire in maniera efficace sul territorio.
Nei municipi di Roma Capitale, quasi sempre i cittadini non conoscono nemmeno il nome del proprio presidente, che evidentemente non ha strumenti operativi per incidere sulle scelte gestionali e di fatto rimane senza la rappresentanza attiva della cittadinanza che lo ha votato.
Tutto ciò significa che le grandi città come Roma (che ha numeri di bilancio paragonabili all’intero Stato del Belgio), non potrà mai essere governata con le stesse leggi del Testo Unico degli Enti Locali, valide per gli altri comuni molto più piccoli, in quanto le esigenze sono quelle di un vero Stato autonomo con i propri decentramenti amministrativi (municipi), espressione peraltro dell’elezione diretta del Presidente che dovrà assumere la veste di sindaco di prossimità, che avrà a cuore gli interessi del proprio territorio e del proprio elettorato. Nell’approfondimento allegato, tutte le istruzioni operative per finanziare le iniziative per far ripartire i quartieri con una nuova politica di responsabilità sociale diretta.
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