Quando un giornalista intervistò Gesualdo Bufalino e chiese: “Crede alla sopravvivenza dell’anima?”, lo scrittore e poeta siciliano rispose immediatamente: “solo nel senso di un contagio della memoria”.
Indipendentemente da qualunque sentimento religioso, non si può negare che l’immortalità è data dalla continuità del ricordo che lasciamo ai nostri cari, o nel caso di “grande immortalità” (come scrisse Kundera), l’esistenza non finisce biologicamente con il termine della vita, ma si diffonde con ciò che siamo stati capaci a lasciare nel tempo: pensieri, scritti, creazioni artistiche, imprese storiche, opere cinematografiche, nella dimostrazione evidente che tutto ciò che resta è la cultura, in qualunque forma di espressione.
Non è un caso che il bando “Biblioteche e Comunità” promosso dalla Fondazione con il Sud (in allegato i dettagli operativi), abbia rilanciato le biblioteche comunali (poco più di un ricordo per coloro che facevano ricerche sui libri prima dell’avvento del web) quale strumento valido per la “contaminazione culturale”, dove lo scambio delle idee e del saper si percepisce dall’odore dei libri che sfogliamo, dallo sguardo fugace del titolo della lettura della persona che sta di fronte a noi, dagli occhi illuminati del nostro vicino di scrivania che divora le pagine, dall’espressione annoiata di altri che guardano l’orologio con impazienza.
Abbiamo perso queste percezioni in nome di un iBook che (forse!) leggiamo da soli mentre scorriamo distratti, con lo stesso smartphone, le foto dei nostri amici (molto spesso solo virtuali) pubblicate sui social.
È bello riscoprire il sapore della cultura nei luoghi dove lo spazio fisico offre una buona occasione per avere un punto di osservazione privilegiato, considerando che le persone si conoscono troppo con l’utilizzo di uno schermo e troppo poco con una buona stretta di mano.
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