“La pubblicità è l’anima del commercio”, uno slogan ormai datato e a volte odioso, che abbiamo sentito ripetere continuamente, potrebbe essere originalmente sostituito in “il commercio è l’anima della pubblicità”, quando si tratta di valorizzare un territorio attraverso il rilancio delle piccole attività commerciali.
Il bando della Regione Marche (a cui è dedicato l’allegato approfondimento operativo) rappresenta una innovativa politica di rilancio del territorio, molto diversa dalle solite misure locali, in quanto focalizza il successo dell’iniziativa attraverso l’incentivazione delle attività commerciali (quasi mai finanziate a fondo perduto in questi ultimi anni).
Si tratta indubbiamente di agire sulla psicologia del consumatore e del turista che sta tornando lentamente ad una “scelta di gusto” sia in termini di qualità di stile di vita (nel preferire le piccole spese con una passeggiata a piedi in centro piuttosto che rinchiudersi nel caos del megastore), sia in termini di qualità di prodotto (il titolare della piccola attività commerciale instaura il rapporto di fiducia con il cliente al quale dedica attenzione nel servire i prodotti migliori), sia in termini di qualità di relazioni sociali (occasione di incontro alla caffetteria o pasticceria artigianale, per godersi il tempo di un caffè, qualche delizia e fare due chiacchiere con un amico).
La nostra economia è costituita per oltre il 95% da micro e piccole imprese e si avverte il bisogno del rilancio delle piccole realtà economiche locali, attraverso la consapevolezza di una attenzione diversa verso i clienti e non verso i “consumatori”, termine che indica la cattiva abitudine consumistica che ha impoverito (senza che ce ne siamo accorti), le risorse della collettività, oltre al tessuto educativo e sociale del nostro paese.
Risulta affascinante passeggiare nel borgo storico del paese (dove si scopre sempre qualcosa di nuovo), camminare nei rioni caratteristici della città (magari incentivando le isole pedonali), immergersi negli odori della piazza del mercato (dove c’è una mescolanza di colori, merci, espressioni dialettali), curiosare nelle botteghe storiche (dove si possono ammirare capolavori di artigianato), fermarsi in qualche antica trattoria (per degustare qualche piatto caratteristico locale che deriva dalle vere ricette della nonna).
La strada giusta per uno sviluppo sostenibile parte dai mercati di prossimità, continua nelle piazze del centro, si perde nelle strade delle botteghe artigiane, si ritrova nelle osterie (o nei più trend wine-bar), si incammina nei negozi del corso, per poi ritornare a casa (con pochi o tanti acquisti), con una sensazione di appartenenza di aver risvegliato le nostre capacità sensoriali troppo spesso anestetizzate negli anonimi centri commerciali dove siamo un semplice numero tra tanti o, forse peggio, una preda destinata a spendere come se non ci fosse un domani.
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